Starcup 2015: gli Astrolabini al secondo posto della Minicup
Il premio, non la coppa attestante il glorioso risultato, ma la medaglia per un pomeriggio con altri bambini: perché l’Oratorio è un’altra cosa
Ricordo l’episodio, non la data. Un passato da pallavolista. Sport tecnico dove l’arbitro interviene in ogni azione e spesso è decisivo. Le speranze e le rimostranze si scaricano tutte sul povero uomo appeso sopra un baldacchino che ispira al tiro al volo. Partita tesa ad Orvieto in un palazzetto che sembra un hangar. Dal pubblico durante i primi punti: “Arbitro che famo a richiesta?” Sempre dal pubblico a partita conclusa: “Arbitre attento che oggi vai via co l’elicottere!”. La prima fa ridere, la seconda no… Ricordo la data e non gli episodi: 26 aprile 2015. Altro giorno, altra età, altro ambiente. 11 squadre. Oltre 100 bambini. Colorati, con le divise. Ventaglio squadre variegato. Squadre professionali: scarpini, parastinchi, divisa con sponsor e numero, allenatore vero, massaggiatore. Squadre tenere: maglietta bianca della salute spudoratamente normale, nome numero e squadra scritti con pennarello con affetto, allenatori come papà e mamma. Squadre Schillaci: un numero 5 indimenticabile dagli occhi a fanale implorante l’arbitro per falli improbabili. Squadra femminile: coraggiose e femminili: le femminucce sono sempre un passo avanti. Squadra Newteam: c’è sempre una squadra con Holly e Benji attorniati da raccoglitori di margheritine di campo. Squadre tecniche: come squadre professionali ma con al seguito due papà autoelettisi direttori tecnici da bordo campo oltre la rete: uno suggerisce all’allenatore ufficiale dalla parte opposta del campo, uno stordisce il figlio, l’altro stordisce l’arbitro. Ricordo le facce, oltre agli occhi di schillaci che mi fissano. Guance rosse, sorrisi sopiti: “mi diverto e sono felice ma non lo faccio vedere”. Tanti applausi. Tanto tifo. Tante facce rilassate. Tanti animatori (grazie). Tanti Preti (mio Dio grazie), uno di loro indossava la talare romana (icona). Tanti Frati (mio Dio grazie doppio). Ricordo le partite. Guareschi faceva dire a Peppone e Don camillo “Ho da dirvi semplicemente questo: voi giocate contro la squadra della reazione, dovete vincere o vi spacco la testa a tutti, capito?” (Peppone)… Miei cari sentite bene: io non vi faccio minacce, vi dico soltanto che se tra voi c’è un brigante che non giochi fino all’ultima goccia del suo sangue, gli polverizzo il sedere a pedate, intesi?” (Don Camillo). Nel romanzo l’arbitro è stato pagato. Per fortuna, qui l’arbitro e imparziale. Le squadre sono dell’Oratorio. E l’Oratorio è un’altra cosa. Ricordo la squadra di Ponte d’Oddi. Astralabini. Contro ogni previsione secondi… se fossero arrivati decimi non sarebbe cambiato molto. Sono convinto che i giocatori non avessero ben chiaro il complesso meccanismo di gironi, eliminatori, fase finale. Onestamente non conoscevano neanche il risultato al termine della partita. Non importa. Basta una palla e un campo. Alla seconda partita del girone ci ha sorpreso uno sgrullone d’acqua. Tutte le altre partite nei restanti 3 campi di gioco si sono interrotte vilmente. I grandi della Starcup si sono vigliaccamente riparati sotto le strutture. In campo solo i guerrieri. La partita degli Astrolabini si è protratta sotto uno scrosciante rovescio. Gli Astrolabini hanno vinto il match. Ricordo il prezioso bottino. Non la coppa attestante il glorioso risultato, ma la medaglia per un pomeriggio con altri bambini. Compagnia sana, pulita, senza astio, senza cattiveria (neanche dai professionisti). Ricordo le facce dell’Oratorio. Grazie a chi dedica il proprio tempo ai bambini… anche a i miei… Ricordo due frasi: “Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri” e “Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra”. Le frasi sono di San Giovanni Bosco. Si dice che in tema di Oratorio abbia avuto un discreto successo.