FAMILY DAY 2016, UN “SI’” ALLA BELLEZZA DELLA FAMIGLIA
Nella prolusione del 25 gennaio scorso al Consiglio Permante della Cei il cardinale Angelo Bagnasco ha definito la famiglia “tesoro inesauribile e patrimonio universale”, ricordando che essa “è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore, dove uscire da sé per incontrare l’altro nella bellezza della complementarietà e della responsabilità di nuove vite da generare, amare e crescere. Per questo ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio, perché riconosce in lei non solo il proprio futuro, ma anche la propria stabilità e prosperità”, e pertanto la famiglia è “«soggetto titolare di diritti inviolabili, trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è, quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia»1”.
Questa visione, tuttavia, viene sempre più spesso messa in discussione da iniziative legislative di tipo ideologico. Dopo i Di.Co. nel 2007, oggi un nuovo disegno di legge tenta di dare una forma giuridica alle c.d. unioni di fatto anche omosessuali: si tratta del ddl Cirinnà, in discussione al Senato (qui il testo).
Si tratta dell’ennesimo attacco alla famiglia fondata sul matrimonio. Di fatto è l’istituzione per legge di un simil-matrimonio, con tanto di possibilità di filiazione anche per le coppie omosessuali, attraverso la stepchild adoption, vale a dire l’adozione del figlio del coniuge, che verrebbe estesa a tali unioni, e che aprirebbe le porte al c.d. “utero in affitto”2, vietato in Italia ma non all’estero, pratica disumana che schiavizza le donne in stato di bisogno e dà luogo ad una vera e propria mercificazione delle stesse donne e dei figli, declassati da persone ad oggetti su cui instaurare una compravendita, con tutte le conseguenze del caso3.
Dal punto di vista giuridico sono state mosse numerose critiche al predetto disegno di legge. Tra queste si segnala l’appello dei giuristi del Centro Studi Rosario Livatino (vedere qui), che ha già raccolto oltre 500 adesioni fra magistrati, docenti, avvocati e notai (compresi alcuni presidenti e vice presidenti emeriti della Corte Costituzionale). Basta leggere questo lucido documento per comprendere quanto tale disegno di legge sia stato costruito (non tanto per dare nuovi diritti ma) per approdare al matrimonio gay.
In effetti, se il fine fosse stato soltanto quello di precisare alcuni diritti, questa operazione si potrebbe comodamente fare attraverso degli istituti di diritto privato. Oggi i soggetti omosessuali già godono dei diritti umani fondamentali e dei diritti di cittadinanza vigenti nell’ordinamento. Eventuali situazioni rimaste ancora da definire (es. reversibilità della pensione, esenzione dalla testimonianza contro il convivente), qualora ritenute meritevoli alla luce dell’ordinamento vigente, potrebbero essere l’oggetto di un progetto giuridico a sé stante, senza tirare in ballo improprie equiparazioni all’istituto matrimoniale e senza dar luogo a procedure gravemente lesive dei preminenti diritti dei figli, tra cui quello fondamentale di poter avere un papà ed una mamma, di beneficiare cioè (com’è previsto in natura) della varietà delle figure educative genitoriali.
Il ddl Cirinnà va dunque respinto per intero: si tratta infatti di un testo che distorce a proprio uso e consumo il diritto naturale e la retta antropologia, arrogandosi di regolare questioni pre-giuridiche e quindi indisponibili al legislatore. L’istituzione di un simil-matrimonio avrebbe per effetto la banalizzazione di quello costituzionale; verrebbero inoltre drenate sostanziose risorse finanziarie verso tale nuovo istituto, soldi che potrebbero utilmente essere spesi verso altre più importanti finalità4. Per questo motivo esiste un forte dissenso da parte della gente comune verso tale progetto di legge (a prescindere dalle motivazioni legate alla fede religiosa). E’ un dissenso morale, civile e politico ad un atto che pretende di trasformare i desideri in diritti (a danno dei più deboli), avviando la pericolosa china di un diritto fondato sulle sabbie mobili della mutabilità degli “orientamenti” e non più sull’oggettività delle situazioni, e che quindi se approvato porterebbe enormi danni nel paese. Tali danni si paleserebbero anzitutto a livello educativo, specialmente verso le giovani generazioni, nei cui confronti si avvierebbe quella che Papa Francesco ha definito “la colonizzazione” dell’ideologia gender5, quello ”sbaglio della mente umana”6 in base al quale l’orientamento sessuale non sarebbe legato alla sessualità fisica ma dipenderebbe dal “genere” consapevolmente scelto da ognuno.
Per dire “Si” alla bellezza della famiglia naturale e per dire “No” a questo disegno di legge – senza essere contro nessuna persona – lo scorso 30 gennaio la gente comune, rispondendo all’appello del “Comitato Difendiamo i nostri figli”, è scesa in piazza, al Circo Massimo di Roma, dando luogo al Family Day 2016 (qui il video integrale). Si è trattato di un incontro festoso ed impegnato: festoso in quanto è stato un ritrovarsi di popolo, ciascuno con la sua presenza, la sua storia, la sua esperienza da condividere con gli altri, in un momento di grande comunione; impegnato in quanto esso ha voluto mandare un chiaro messaggio ai politici, anche attraverso le varie testimonianze che si sono succedute sul palco, le quali hanno fatto comprendere, con argomentazioni adeguate e motivate, i pericoli che si celano dietro tale disegno di legge, specialmente nei confronti dei figli.
Il grande successo dell’evento fa auspicare che il legislatore non divenga sordo alla voce che si è levata dal Circo Massimo; essa chiede che si mettano da parte le scelte ideologiche al fine di privilegiare il bene comune e tutelare ed assistere la famiglia, cellula preziosa della società e dello stato. Ma oggi è soprattutto il tempo della testimonianza: anzitutto con la vita quotidiana, e dentro questa verso coloro che ci sono più vicini nel quartiere, nel luogo di lavoro, nei vari corpi intermedi esistenti tra noi ed il Palazzo. Se sapremo fare questo il Family day non resterà un evento isolato ma diventerà sorgente di positivo interesse per gli altri e per il bene comune, nonché diffusore di buona cultura ed ispiratore di buone leggi.
Per approfondire:
– materiale vario sul sito del Comitato Difendiamo i nostri figli
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1 Compendio della Dottrina Sociale, n. 214.
2 Che con espediente tipico da antilingua viene anche definita “maternità surrogata” o “gestazione per altri”.
3 Significativamente, in questi stessi giorni si è tenuta a Parigi un’assise internazionale per l’abolizione mondiale della pratica dell’utero in affitto, organizzata da tre associazioni francesi (Cadac – Coordination des Associations pour le Droit à l’Avortement et à la Contraception, Clf – Coordination Lesbienne en France, Corp – Collectif pour le Respect de la Personne) (http://www.avvenire.it/Vita/Pagine/parigi-firmata-mozione-divieto-utero-in-affitto.aspx)
4 L’art. 23 del ddl Cirinnà prevede che a regime esso avrà un impatto pari a 22,7 milioni di euro annui. Con tale cifra si potrebbe, ad esempio, finanziare un robusto assegno di ricerca da 1.800 euro netti al mese (con 13° e contributi previdenziali) per 450 talenti universitari, in tal modo non più costretti alla c.d. “fuga dei cervelli” all’estero.
5 http://it.radiovaticana.va/news/2015/01/20/papa_colonizzazione_ideologica_gender_contro_famiglia/1119063
6 https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/march/documents/papa-francesco_20150321_napoli-pompei-giovani.html