SPREAD – Alfabetizzazione sulla dottrina sociale della Chiesa
Quante volte, da circa un anno e mezzo a questa parte, abbiamo sentito nei mass-media la parola “spread”? Essa ha rappresentato (e rappresenta tutt’ora) una sorta di severo monito, che ci fa sentire inadeguati nella competizione europea e mondiale, spronandoci (e costringendoci) a fare enormi sacrifici di finanza pubblica pur di riacquistare quella dose di credibilità internazionale che ci possa consentire di “piazzare” sul mercato i titoli in scadenza del nostro debito pubblico (o “debito sovrano”, come oggi si usa dire) alle condizioni migliori possibili, cercando di convincere gli operatori dei mercati che il nostro paese non è rischio fallimento (“default”) e che la nostra capacità di rimborsare i debiti contratti si avvicina sempre di più a quella della locomotiva dell’Eurozona, vale a dire la Germania. In buona sostanza, lo spread funge in un certo qual modo da termometro della nostra economia, o almeno di come questa viene vista dall’estero.
La crisi mondiale di questi ultimi quattro anni ha evidenziato l’importanza delle vicende economiche ai fini del benessere di una comunità, e di come tali vicende abbiano un’interazione mondiale, a causa della sempre maggiore globalizzazione dei sistemi socio-economici. Tuttavia, si va sempre più comprendendo come le cause di questa crisi siano prima di tutto morali, e che senza un nuovo approccio culturale (non più caratterizzato da individualismo, edonismo e priorità della ricerca del profitto) non sarà facile né uscire dalla crisi oggi, né porre le basi affinché questa non abbia a ripetersi domani. Occorre rimettere al centro l’uomo – la persona tutta intera, comprese le sue esigenze spirituali – affinché possano prodursi sistemi sociali rispettosi della dignità umana.
Da questo punto di vista la Chiesa ha molto da offrire all’uomo contemporaneo ai fini di un’adeguata riflessione su questi temi. Dal vasto patrimonio morale scaturente dall’annuncio ormai bimillenario del Vangelo si è andato formando un particolare indirizzo di studio ed approfondimento delle tematiche politiche, economiche e sociali, sfociato in un insieme di pronunciamenti e prassi a cui si è dato il nome di “dottrina sociale della Chiesa”. Quest’ultima è dunque l’insegnamento morale sulle questioni sociali con il quale “la Chiesa intende annunciare ed attualizzare il Vangelo nella complessa rete delle relazioni sociali” (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 62), nella consapevolezza che “la dottrina sociale è parte integrante del ministero di evangelizzazione della Chiesa” (Ibid., n. 66).
Per favorire un primo approccio alla conoscenza della dottrina sociale l’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve (Ufficio problemi sociali, lavoro, giustizia e pace e Servizio pastorale giovanile) ha organizzato una serie di incontri dal titolo “SPREAD – Alfabetizzazione sulla Dottrina sociale della Chiesa” (ove il termine “SPREAD” rappresenta l’acronimo di Società – Politica – Rinnovamento – Educazione – Amicizia – Democrazia). Il programma degli incontri lo si può trovare al seguente link: http://twitter.com/perugia_giovani/status/298177549027119104/photo/1 .
Il primo incontro è svolto all’abbazia di Montemorcino lo scorso 2 febbraio. Dopo un’introduzione di don Fausto Sciurpa (il quale ha immaginato un prosieguo alla parabola del buon samaritano in chiave politico-sociale), don Nazzareno Marconi ha illustrato i fondamenti biblici dell’impegno sociale, evidenziando tra l’altro il carattere di sostanziale discontinuità del diritto deuteronomico rispetto alle legislazioni ad esso contemporanee – pur se, ovviamente, con i limiti culturali dell’epoca – e facendo vedere come per la maggior parte degli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Onu, 1948) si possano individuare dei riferimenti biblici tratti dalla legislazione dell’antico Israele.
Il secondo incontro è previsto per il 14 marzo (17,30, probabilmente Sala dei Notari) e vedrà la partecipazione del prof. Stefano Zamagni, docente di Economia dell’Università di Bologna e, tra l’altro, Consultore del Pontificio Consiglio “Iustitia et Pax”. Si tratta di uno dei più autorevoli teorici della valorizzazione del Terzo settore nell’economia, nonché convinto assertore della validità di politiche economiche che pongano al centro della loro elaborazione la ricerca del “bene comune”. Chiuderà il ciclo di incontri suor Roberta Vinerba (15 aprile).
Inoltre, da quanto detto al termine del primo incontro, in autunno dovrebbe partire un percorso diocesano triennale di formazione all’impegno sociale e politico, al quale sono invitati ad iscriversi coloro che, in qualche modo, intendano in futuro impegnarsi in tal senso, in modo che un tale compito possa essere svolto con la consapevolezza di possedere tre fondamentali requisiti: spirito di servizio alla comunità, competenza e cura della dimensione spirituale.
E, si può senz’altro dire, che tali sono i requisiti sulla base dei quali dovremo sempre più scrupolosamente misurare coloro che intendano aspirare ad essere i responsabili della res publica, soprattutto quando tale aspirazione inglobi anche quella di farsi portavoce dei valori cristiani.