Sotto le stelle, ma fuori dall’ombra

Jan Dobraczynski è autore di un libro dal titolo “L’ombra del Padre”, lungi dal volersi paragonare al Padre, o meglio, ai due padri protagonisti del racconto è ormai chiaro che in questo tempo postmoderno della figura del padre resta solo l’ombra. Noi padri siamo a volte assenti, a volte “i migliori amici” dei figli, a volte “mammi”, ma raramente siamo in grado di essere veramente padri. Ha ragione in fondo Natalia Ginzburg ad esclamare “Da tempo orfani, noi generiamo degli orfani, essendo stati incapaci di diventare noi stessi dei padri”.

Ma se il significato archetipico del padre è quello di rappresentare l’autorità all’interno della famiglia il suo ruolo, che è anche la parte gratificante dell’essere padre, è anche quello, come suggerisce la psicologa e scrittrice Sian Morgan, di “aggiugere splendore e meraviglia all’infanzia”.

Per questo motivo ho accolto molto positivamente la proposta del nostro oratorio parrocchiale chiamata “Sotto le stelle con papà” (sottotitolo non scritto: “e le mamme festeggiano”), ovvero andare due giorni, in tenda, solo padri e figli e passare insieme un buon tempo di qualità. Nonostante i giorni precedenti fossero stati freddi e piovosi, e smuovendo qualche quintale di pigrizia sono riuscito a convincermi a partecipare, e ne sono contento.

Al di là della cronaca spicciola delle ore passate insieme tra giochi, grigliata, confusione e allegria che chi c’era, avendola vissuta, non ha bisogno di farsi raccontare e chi non c’era difficilmente troverebbe avvincente, quello che è bello condividere è che questa esperienza ha ricordato ai presenti che non è normale e scontato vivere la propria paternità da ombre, e che è bello accompagnare i propri figli, nel rispetto della loro autonomia e della loro capacità di autodeterminazione alla scoperta di un mondo avventuroso e magico.

Per quanto, e giustamente, ogni genitore si sforzi di rendere più facile la vita ai propri figli, lavorando di più, guadagnando abbastanza, progettando e preparando il futuro è chiaro che, se uno poi fallisce nella loro educazione, allora ha fallito il proprio ruolo nel mondo. E in un tempo come questo dove, in fondo provvidenzialmente, i genitori (e per quanto riguarda la mia generazione questo è chiarissimo) non potranno dare ai propri figli quanto hanno ricevuto, almeno in termini di stabilità economica, è urgente recuperare la capacità di dar loro altre ricchezze (sì, lo so, lo è sempre stato, ma ora non possiamo neanche far finta di no), come il saper creare relazioni significative, la sana creatività, la stabilità emotiva per poter distinguere il giusto dallo sbagliato e quello che è buono da quello che non lo è.

Certo, forse quando mi hanno chiesto di scrivere due righe su come è andata ieri non ci si aspettava questo sproloquio, ma tant’è. Lo lascio così, andrà bene lo stesso. Concludo semplicemente ringraziando tutti i presenti e in particolare i ragazzi che hanno svolto un servizio eccellentissimo.