Il mese mariano, i sacramenti e la pietà popolare: una pioggia di grazia sulla nostra vita
di Sabrina Cecchini*,
Nella nostra parrocchia, con la primavera, arriva il momento della festa: un’occasione per rinnovarsi nella fede.
Il tempo pasquale è giunto al suo compimento, rapiti dallo Spirito che è sceso su noi, per portarci in alto, verso il Padre tramite il Figlio, balena al nostro cuore il mistero della Trinità. Celebriamo la gioia e lo stupore per la presenza viva del Corpus Domini in mezzo al suo popolo; nella nostra parrocchia, i nostri bambini ricevono i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia; i nostri giovani amici si sposano e, in tutto questo, siamo accompagnati dalla Madre nostra, la Madonna della Pace, che ci educa col Santo Rosario a meditare ogni cosa nel cuore, a guardare a ciò che accade con gli occhi grati e pieni di incanto, come sono rimasti i suoi, fino alla fine.
Che senso ha, potremmo chiederci, stupirci ancora? Non è forse la stessa cosa da anni? Viene la primavera, ed ecco, la scuola, come il catechismo, come ogni attività parrocchiale o sociale, sembra affrettarsi: è il rush finale, il culmine, la fioritura. Che differenza fa? E poi, si sa: si nasce, si cresce, s’invecchia, si muore… Non è una ruota la vita? No, certo che non lo è, e saremmo davvero stolti se cascassimo in questo sottile tranello: se ci facessimo rubare la meraviglia. È una freccia verso il Cielo, la vita, tutto è nuovo: noi non siamo certamente gli stessi dell’anno passato e il Mistero, che pure ci è dato in dono di adorare, è fin troppo insondabile e nessuno può aver la presunzione di inventariarlo come qualcosa di “già visto”.
Qualcuno potrebbe chiederci, o chiedere a se stesso: “…ma hanno ancora senso queste manifestazioni di fede e pietà popolare? Le feste che scandiscono le stagioni dell’anno e della vita, e tutto questo camminare di popolo e cantare, spesso strascicando, a volte stonando… e i baci lanciati, e i petali, e il portarsi appresso i bambini e insegnar loro questi gesti così antichi e semplici: che senso hanno queste cose nell’era della tecnocrazia?”.
Ma come: non vediamo più la grandezza dietro quest’apparente semplicità? Partorisci un figlio, gli insegni le preghiere, a recitare l’Ave Maria e già eccolo che riceve la Prima Comunione, che dialoga con Colui che Ella ha partorito per lui, con Colui che lo ama da prima di te. E quella che era la piccolina di casa fino all’altro ieri? Quella con le trecce, che sulle tue ginocchia, alla messa, ti ascoltava cantare e ti faceva mille domande? Eccola lì, che dice “sì”, all’altare, a un uomo con cui, dichiara, s’è riconosciuta parte di un Progetto che la precede e la supera, e adesso, raggiante, vuole fare con lui la foto sotto al crocifisso della sua parrocchia, perché lì sotto, lei, c’è cresciuta. Ci sembra troppo poco, scoprire che tutto nella nostra vita, tutto, ha un senso, una connessione con il Tutto?
E di nuovo, arriva la fine di maggio e, piena di festa, passa la statua di Maria sotto casa. Cosa significa questo passaggio? È l’amicizia tenera della Madonna che si rinnova per ognuno di noi e ci sussurra: “…sono con voi, coraggio, ci sono passata anche io, per il dolore, per la preoccupazione, per la gioia, per la speranza: non smarrite la meta, non distogliete lo sguardo da Lui”. E di nuovo, il vescovo porta l’Eucaristia, solenne, per le vie di una città che attende, lungo i bordi e alle finestre. Come Santa Chiara, si para a braccia tese con l’Ostia consacrata, un baluardo tra noi e i “saraceni” di oggi, le mille facce del disagio odierno, quelle che vogliono scavalcare il muro della nostra anima e invaderci, con armi formidabili e affilate: la solitudine, l’indifferenza, la delusione, l’amarezza. Cos’è questa processione? La vogliamo veramente derubricare come esempio di civiltà superata? Quale miopia sarebbe, che occasione persa! È Dio che passa e viene a dirci: “…Non temete e non arrendetevi: mi sono donato a voi, totalmente. E non torno indietro: Io vi custodirò sempre”.
I tanti colori delle confraternite, e il velo delle spose, e il bianco delle vesti dei bambini battezzati e di prima comunione, e l’oro dell’ostensorio, e il verde dei prati. E noi. In tutto questo, noi, il santo popolo di Dio che tutto questo può vederlo e viverlo. Noi possiamo aprire la finestra del cuore, possiamo riempire la bocca di canto, possiamo issare la vela della nostra piccola barca, perché lo Spirito la gonfi, e ripartire. E questo non sarebbe un miracolo, forse? Abbiamo una pioggia di grazia, anche quest’anno, qui, proprio su noi, da cui essere irrorati, di cui essere grati. Di cui fare memoria, sempre. Ormai, dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti che la vera “crisi” non è anzitutto quella economica (ma quando mai, nella storia, è stato così?). Comincerebbe sul serio, la crisi, se, pur nelle difficoltà presenti e nelle angustie, non riuscissimo più a cogliere questo bene immenso che ci è donato: allora sì che smetteremmo di rimboccarci le maniche, allora sì che la daremmo vinta alla disperazione. Occhi forgiati dalla fede, per vedere la presenza viva e operante di Dio tra noi, la vita eterna e la speranza certa che ci dona, adesso: questo è tutto ciò che ci serve.
* Priore della Confraternita di San Giovanni Apostolo – Perugia
PAROLE DI PAPA FRANCESCO SULLA DEVOZIONE A MARIA E SUL RUOLO DELLE CONFRATERNITE
“Una mamma aiuta i figli a crescere e vuole che crescano bene; per questo li educa a non cedere alla pigrizia – che deriva anche da un certo benessere -, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose. La mamma ha cura dei figli perché crescano sempre di più, crescano forti, capaci di prendersi responsabilità, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali.
La Madonna fa proprio questo in noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto… Gesù dalla croce dice a Maria, indicando Giovanni: «Donna, ecco tuo figlio!» e a Giovanni: «Ecco tua madre!» (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano; non avere paura delle difficoltà, affrontarle con l’aiuto della mamma”.
(Papa Francesco, Basilica Papale di S. Maria Maggiore, Sabato 4 maggio 2013)
“Quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). Questa fede, che nasce dall’ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture… E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli»”.
(Papa Francesco alle Confraternite riunite in Piazza San Pietro, VI Domenica di Pasqua, 5 maggio 2013)