Sotto le stelle, ma fuori dall’ombra
Da tempo orfani, noi generiamo degli orfani, essendo stati incapaci di diventare noi stessi dei padri”.
Ma se il significato archetipico del padre è quello di rappresentare l’autorità all’interno della famiglia il suo ruolo, che è anche la parte gratificante dell’essere padre, è anche quello, come suggerisce la psicologa e scrittrice Sian Morgan, di “aggiugere splendore e meraviglia all’infanzia”.
Per questo motivo ho accolto molto positivamente la proposta del nostro oratorio parrocchiale chiamata “Sotto le stelle con papà” (sottotitolo non scritto: “e le mamme festeggiano”), ovvero andare due giorni, in tenda, solo padri e figli e passare insieme un buon tempo di qualità. Nonostante i giorni precedenti fossero stati freddi e piovosi, e smuovendo qualche quintale di pigrizia sono riuscito a convincermi a partecipare, e ne sono contento.
Al di là della cronaca spicciola delle ore passate insieme tra giochi, grigliata, confusione e allegria che chi c’era, avendola vissuta, non ha bisogno di farsi raccontare e chi non c’era difficilmente troverebbe avvincente, quello che è bello condividere è che questa esperienza ha ricordato ai presenti che non è normale e scontato vivere la propria paternità da ombre, e che è bello accompagnare i propri figli, nel rispetto della loro autonomia e della loro capacità di autodeterminazione alla scoperta di un mondo avventuroso e magico.
Per quanto, e giustamente, ogni genitore si sforzi di rendere più facile la vita ai propri figli, lavorando di più, guadagnando abbastanza, progettando e preparando il futuro è chiaro che, se uno poi fallisce nella loro educazione, allora ha fallito il proprio ruolo nel mondo. E in un tempo come questo dove, in fondo provvidenzialmente, i genitori (e per quanto riguarda la mia generazione questo è chiarissimo) non potranno dare ai propri figli quanto hanno ricevuto, almeno in termini di stabilità economica, è urgente recuperare la capacità di dar loro altre ricchezze (sì, lo so, lo è sempre stato, ma ora non possiamo neanche far finta di no), come il saper creare relazioni significative, la sana creatività, la stabilità emotiva per poter distinguere il giusto dallo sbagliato e quello che è buono da quello che non lo è.
Certo, forse quando mi hanno chiesto di scrivere due righe su come è andata ieri non ci si aspettava questo sproloquio, ma tant’è. Lo lascio così, andrà bene lo stesso. Concludo semplicemente ringraziando tutti i presenti e in particolare i ragazzi che hanno svolto un servizio eccellentissimo.