Non dimentichiamoci dei poveri
di Enzo Schipani,
Innanzi tutto è utile richiamare un episodio raccontato da Papa Francesco subito dopo la sua elezione a Pontefice e pubblicato sui giornali di orientamento sia cattolico che non cattolico. Quando il Cardinale Bergoglio è stato eletto Papa, un Cardinale suo amico lo ha abbracciato dicendogli: “ Non dimenticarti dei poveri ”. Questa semplice implorazione ha avuto due effetti immediati e fondamentali nel futuro Papa: il primo è stata la scelta del nome Francesco e il secondo, forse più importante, quello relativo alla traccia del cammino del suo pontificato e cioè “di mettere al primo posto i poveri e poi tutto il resto, compreso il denaro“. Infatti, nel suo primo discorso il Papa afferma che: “ si è instaurato la cultura dell’uso e getta per cui, come ciò che non serve si getta nella spazzatura così le persone più deboli come i bambini, gli anziani, i poveri, i bisognosi vengono emarginati o messi da parte nella società in cui vivono “. Perciò, di fronte a questa crisi che stiamo vivendo, la Chiesa deve fare la sua parte, “ deve andare nelle periferie per curare e promuovere l’essere umano e onorare il corpo di Cristo che sono, prima di tutto, i poveri e quelli che vivono ai margini della società”. Queste sono parole mai dette prima, in modo così esplicito da un Pontefice in materia di aiuti ai poveri, di condanna alla ricchezza eccessiva e di scelta preferenziale per i sofferenti e bisognosi.
Emblematiche, a tale proposito, sono state le letture della scorsa domenica (XXVI del tempo ordinario/C) nelle quali spiccava, da una parte, la figura del profeta Amos, un pecoraio chiamato da Dio per annunciare la sua Parola, che senza peli sulla lingua denunciava gli eccessi e le ingiustizie del suo tempo come il lusso ostentato, la corruzione, gli oltraggi nei confronti dei sofferenti …; dall’altra parte, nel Vangelo, si ergeva maestosa la figura di Gesù mentre raccontava la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. La prima parte della parabola parla appunto di un uomo ricco vestito alla moda con indumenti pregiati che passa la sua vita, tutti i giorni, a dare lauti banchetti mentre il povero Lazzaro se ne sta seduto alla sua porta coperto di piaghe tentando di sfamarsi con ciò che cadeva dalla sua tavola, mentre i cani gli leccavano le piaghe. È anche probabile che questo ricco, prima di banchettare, benedica con una preghiera la tavola forse con le stesse parole che diciamo noi oggi prima dei pasti: “ Signore benedici questa mensa e dona da mangiare a quelli che non ne hanno …”. È una preghiera che diventa quasi una delega che dispensa di occuparci noi stessi dei bisognosi. Ma Dio, per sua natura, non ha mani e allora per esaudire la preghiera chiede a noi di prestargli le mani!
Alla luce di questa Parola e del “ cammino programmatico” a cui ci invita il Papa, anche la nostra comunità parrocchiale è chiamata ad accogliere questo invito per farne un progetto da costruire e realizzare. Nel nostro territorio non mancano famiglie bisognose, persone che vivono in situazioni di bisogni materiali, persone sole, ammalati … i tanti Lazzaro che necessitano di aiuti concreti capaci di sollevarli in parte della fatica che devono fare tutti i giorni per condurre una vita dignitosa.
Per venire incontro a queste necessità c’è bisogno di “angeli senza ali” ma angeli con quelle mani che Dio non ha: imbianchini, muratori, barbieri, parrucchiere, infermieri, cuochi/e … ma anche catechisti e persone che si prendano cura dei nostri bambini per educarli ai valori cristiani e seguirli nei compiti pomeridiani. Coloro che vogliono dare la propria disponibilità lo possono fare rivolgendosi ai nostri parroci oppure al termine delle Sante messe; c’è anche la possibilità di dare la propria adesione o fare richieste il Lunedi e il Venerdì dalle ore 11.00 alle ore 12.00 presentandosi personalmente in portineria della parrocchia o telefonando nelle stesse ore al numero della parrocchia.
Per ultimo, ma non meno importante, ogni terza domenica del mese, a cominciare dal mese di ottobre, organizziamo un pranzo per tutti i “Lazzaro”, cioè con tutti coloro che si sentono non accolti nella nostra comunità parrocchiale, con tutti coloro che vivono in solitudine, con tutti coloro che sentono il bisogno di creare rapporti di amicizia; invitiamo anche gli “angeli senza ali”, che speriamo siano tanti, perché condividere il cibo equivale a creare umano convivio ( vivere con altri) cioè un atto di convivenza umana.
Il Signore benedica questo progetto, ci assista in questo cammino per incontrare le tante persone che come Lazzaro si sentono escluse da ogni forma di convivenza umana, nella certezza che l’amore di Dio raggiunge il cuore di tutte le persone di buona volontà.